La
saga dei Fanes - approfondimenti
I "Trusani"
Le
leggende fassane indicano col nome "Trusani" dei nemici,
specialisti in stupri e razzie, che provenivano dai passi che
portano all'alta valle del Cordevole o del Pettorina, in modo
particolare Fedaia ed Ombretta, ma anche dalla zona dei Monzoni
e dal passo di san Pellegrino. Abbiamo visto come gli "arimanni"
che vi si opponevano debbano essere collocati tra il 600 ed il
1000 dopo Cristo. Però abbiamo anche visto che vi sono
fortissimi indizi (primo fra tutti il comportamento politico dei
"Trusani" nell'episodio dell'occupazione di Contrin,
ma anche il nome "latrones" attribuito agli stessi arimanni,
la storia di Cadina, le leggende raccolte da de Rossi che si applicano
con certezza alla conquista romana)
per ritenere assodato che il termine "Trusani" sia stato
applicato dai Fassani a due diverse stirpi di invasori in due
distinte epoche storiche: quella dell'annessione
romana e quella delle Arimannie longobarde.
Rimane
da chiarire, in primo luogo, come si sia formato e cosa stia esattamente
ad indicare questo termine "trusani". I
Ladini sono unanimi nell'affermare che trusani stia per
trevisani. Persino il toponimo campo trusano, tra
Canazei ed il passo di Fedaia, viene anche detto tjan
trevisan. Tuttavia
Treviso in epoca romana era solo un modesto borgo (Tarvisium).
Scampò - un po' per caso, un po’ grazie proprio alla
sua modesta importanza, e molto per non trovarsi su nessuna delle
strade principali – alla distruzione da parte delle varie
orde barbariche. Solo più tardi, in seguito alla distruzione
di Oderzo, divenne una città di rilievo, sede di un ducato
longobardo e quindi di una marca carolingia. Sembra pertanto impossibile
che il termine possa riferirsi alla Tarvisium romana:
a meno che l'occupazione della val di Fassa non fosse stata demandata
ad un reparto di ausiliarii, per puro caso provenienti proprio
dalla zona di Treviso. Cosa forse non totalmente impossibile,
ma molto poco probabile ed abbastanza cervellotica.
Nel
medioevo, invece, vi fu effettivamente un breve periodo storico
in cui i Fassani avrebbero potuto avere dei contatti diretti coi
Trevisani: l'occupazione di Trento (1239-1255), su mandato imperiale,
da parte di Ezzelino da Romano. In quel periodo si dovettero registrare
nel Trentino numerose sollevazioni contadine. Tuttavia, ammesso
e non concesso che il condottiero ghibellino possa aver avuto
il tempo e la voglia di occuparsi della val di Fassa, cosa non
documentata, in tal caso i suoi attacchi sarebbero provenuti da
sud o da ovest, non certo da nord-est come quelli dei "trusani";
ed anche l'epoca risulterebbe decisamente più tarda rispetto
a quella degli "arimanni".
Va
detto tuttavia che in epoca longobarda venne fondata un'Arimannia
nella zona di Roccapietore, e che i territori che questa almeno
nominalmente controllava dovevano inglobare anche l'alta val di
Fassa fino al torrente Duron. (F. Ghetta segnala che nel '300
l'alta valle pagava le tasse al vescovo di Bressanone sotto forma
di coppelle di granaglie, mentre la bassa valle le pagava in ovini;
questa diversità nell'esazione fiscale viene attribuita
ad una distinta giurisdizione del passato). Non è
dato purtroppo di sapere se l'Arimannia longobarda sia stata istituita
dal duca di Treviso o, come sembrerebbe più logico, da
quello di Ceneda, città interposta fra Treviso ed il Cordevole
e da cui dipendeva, ad esempio, Belluno. Ma, anche se fosse vera
la prima ipotesi, sembra abbastanza azzardato affermare che gli
abitanti dell’alta valle del Cordevole possano essersi identificati,
o essere stati identificati dai Fassani, – in quel periodo
di totale confusione politica, di continui scontri fratricidi
e di rilassamento del potere centrale da cui prese le mosse il
feudalesimo - col nome della lontana e sconosciuta città
di pianura che nominalmente avrebbe avuto giurisdizione sul loro
territorio.
Palmieri
ha proposto invece che il nome “Trusani” derivi non
da “Trevisani”, bensì da Drusiani,
ossia dai legionari di Tiberio Claudio Druso, che sottomisero
questo settore delle Alpi nel 15 A.C. dopo una decisiva battaglia
combattuta coi Reti nei pressi di Trento. Egli porta a sostegno
della sua tesi la permanenza del cognome Drusian nelle
campagne trevisano-opitergine fino ai giorni nostri. Va detto
altresì che il cognome Drusiani è invece
abbastanza diffuso nel Bolognese (oltre che in alcune zone dell'Italia
centrale). L'accoppiata Bologna+Treviso farebbe pensare che si
possa trattare del risultato di centuriazioni a favore dell'esercito
di Druso, purchè sia possibile provare: 1) che tali centuriazioni
siano effettivamente avvenute; 2) che i legionari romani potessero
venire personalmente designati col nome di un loro grande
generale, e ciò anche dopo il congedo. Per ora non ho fatto
il più piccolo passo avanti nel trovare sostegno a nessuna
delle due proposizioni, pur rimanendo in linea di massima favorevole
alla tesi di Palmieri.
Ritornando
alla val di Fassa, però, dobbiamo ricordare inoltre che
Druso fondò Pons Drusi, nei pressi dell'attuale
Bolzano, e che quindi il termine drusiani, nel senso
di "abitanti di Pons Drusi" avrebbe anche potuto
essere generalizzato dai fassani fino a significare "occupanti
romani", indipendentemente dalla loro direzione di provenienza.
Infine
va segnalato che il termine originale ladino è trujan,
con la j pronunciata alla francese, che Wolff rende con
trusan per assonanza, così come rende con
Merisana un ladino Merijana, derivante dal latino
Meridiana. Ma un eventuale latino trudiani mi
risulta misterioso (forse da trudere, spingere con forza,
incalzare??); salvo nuovi ritrovamenti, plausibilmente solo una
falsa pista.
Se
dunque il nome drusiani risale, qualunque ne sia l'esatta
origine, al periodo della conquista romana, perché allora
sarebbe rimasto attaccato agli abitanti della val Cordevole fino
a ben dopo la caduta dell’Impero?
L’obbiettivo primario di Druso non era certo la conquista
di qualche povera e marginale valle di montagna, bensì
l’apertura di una grande e sicura via di comunicazione con
la Germania meridionale, quella che in futuro sarebbe stata la
Claudia Augusta. Egli dunque non indugiò sul posto a perfezionare
la sua vittoria, ma diresse rapidamente il suo esercito verso
la val Venosta ed i valichi delle catena principale delle Alpi.
Del resto il “Trophaeum Alpium” della Turbie, eretto
da Augusto nel 7/6 A.C. per celebrare la completa sottomissione
dell’arco alpino, cita fra i popoli vinti i Venostes e gli
Isarci, ma nessun popolo riconducibile al Trentino. Si può
presumere (e ciò è esplicitamente affermato da Plinio)
che l’assoggettamento delle piccole e piccolissime tribù
lasciate indietro sia stato successivamente completato un po’
alla volta da piccoli corpi di spedizione provenienti dalle zone
già romanizzate.
E’ noto d’altronde che i Paleoveneti, la cui area
d'influenza includeva la valle del Cordevole ancora in tempi preromani,
aderirono spontaneamente allo Stato romano già ben prima
dell’età augustea, senza doverne essere conquistati
con la forza, e che vi si integrarono rapidamente, ottenendone
in cambio benefici e prosperità. E’ dunque del tutto
plausibile che i soldati romani, ormai etichettati dai Reti come
“drusiani”, abbiano mosso ad occupare l’alta
val di Fassa partendo da basi site nel bacino del Cordevole, ed
è possibile che gli abitanti di queste valli paleovenete
già ben romanizzate siano stati identificati dai Reti fassani
come “drusiani” essi stessi; e che questo appellativo
popolare sia rimasto loro appiccicato addosso fino all'epoca longobarda.
E’ un fatto tanto curioso quanto provato che il modo in
cui un popolo viene chiamato dagli stranieri ha la tendenza a
restare immutato nel tempo anche dopo la cessazione delle sue
motivazioni; così ad esempio in Francia i Tedeschi prendono
a tutt’oggi il nome dagli “Alemanni” ed in Italia
ci si riferisce spesso a loro come “Teutoni”; mentre
ancor oggi in alcune lingue slave gli Italiani sono i “capelloni”,
in riferimento alle zazzere rinascimentali, e gli stessi Ladini
li chiamano spregiativamente Lumberc, ossia - nemesi
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