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Laboratorio - Aquile o avvoltoi?

"Sapevo" già da molto tempo che il termine ladino, o pseudo-ladino, "varjul", tradotto da Wolff come "aquila", indicava in effetti un avvoltoio, precisamente il gipeto. Ulrike Kindl, sia nei suoi scritti sia parlandone a voce, mi aveva confermato di condividere la medesima interpretazione. Sono rimasto pertanto un po' sorpreso, leggendo la tesi di laurea di Veronica Irsara, di sentirla mettere in dubbio questo punto. Poi anche Iaco Frontull, a San Vigilio, mi ha chiesto perchè mai traducessi "avvoltoio" quello che tutti, in Badia e Marebbe, intendevano come "aquila". Allora ho sentito il bisogno di approfondire.

 

Il dizionarietto badiotto-italiano in mio possesso (G.S.Martini, edito a Firenze ma compilato da tre maestri di scuola badiotti o marebbani) è del 1950; esso traduce la voce ladina aquila con "aquila" e variö (indicato come termine marebbano) con "avvoltoio".

Sono andato a cercare nell'Atlante Linguistico ladino dell'Università di Salisburgo (ALD-I). Purtroppo la voce "avvoltoio" non viene riportata. Alla voce "aquila" si trova invece che:

- quasi tutte le parlate ladine usano per l'aquila dei termini abbastanza facilmente riconducibili al latino "aquila" (un eventuale prestito dall'italiano mi pare del tutto improponibile);
- fanno eccezione il dialetto di Bula (media val Gardena), che usa un termine di chiara provenienza tedesca, e una vasta zona della val Badia e del Marebbe, dove si usa "variö" o variöl o "variöl da sas".

Si noti che questa zona taglia trasversalmente i normali confini dialettali, perchè si estende dal badiotto (San Cassiano, San Leonardo) al ladino vero e proprio (S.Martin de Tor) ed al mareo (la Pli), ma lascia fuori Corvara, Colfosco e La Valle, dove si usa ancora aquila!
Il cosiddetto "Trascrizionario" dello stesso sito (voci aggiunte dagli utenti del sito, se ho compreso bene) presenta qualcosa di ancora diverso, perchè affianca ad aquila dei derivati da variöl anche nelle residue zone della Badia, e nel contempo propone per tutta la val Gardena il termine secondario valtoi accanto al termine primario legato ad "aquila" (éguia, égula).

Avendo trascorso quest'estate alcuni giorni al rifugio Fanes, ne ho approfittato per chiedere lumi a Max Mutschlechner. Questi mi ha risposto che in Marebbe l'aquila viene normalmente chiamata variö (da sas perchè nidifica sulle rocce), e che per l'avvoltoio si usa invece (molto più raramente) il termine valtö.

Nel contempo sono venuto a sapere che nelle Dolomiti esistevano un tempo due diverse specie di avvoltoio, il già nominato gipeto (detto anche avvoltoio-aquila perchè, tra gli avvoltoi, il più simile all'aquila) ed il grifone (Gyps fulvus), l'avvoltoio per antonomasia (pare che di recente anche questa specie sia stata reintrodotta anch'essa - molto silenziosamente - nelle Dolomiti).

Aquila reale
Gipeto
Grifone

Così ci troviamo di fronte a tre diversi grandi rapaci (aquila, gipeto, grifone), ed a tre denominazioni diverse in ladino (aquila, variö, valtö). E' possibile che in origine ci fosse una corrispondenza biunivoca tra nomi ed uccelli, e che solo recentemente, anche in seguito all'estinzione di due di questi, si sia cominciato a confonderli? Mi piacerebbe molto poter dimostrare che il valtö (direttamente legato al latino vultur come pure il francese vautour e l'italiano avvoltoio) fosse una volta il grifone e solo il grifone, così come il variö il gipeto e solo il gipeto, ma per ora l'unica traccia sicura è che la parola aquila nelle varie parlate ladine sembra star perdendo progressivamente terreno - in modo piuttosto disordinato - nel giro di pochi decenni.

 

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