I
luoghi dei Fanes : la casa della Tsicuta
Dalle
pendici del monte Pore, presso Colle Santa Lucia, si stacca
un tozzo sperone chiamato Col Megon, sul quale sono stati reperiti
dei focolari preistorici (Palmieri).
Se
dobbiamo credere a Wolff,
il Megon
de Megojes, abitazione della Tsicuta,
era una balza del monte Migogn, a picco sul torrente Pettorina.
Il Migogn è l'ultimo gruppo della catena del Padon
verso Roccapietore. E' singolare, tuttavia, che giusto di fronte
al Migogn (lato Cordevole, però) si trovi questo sperone
dal nome coincidente. Entrambi i nomi sono facilmente riferibili
al latino mecon, papavero, direttamente preso dal greco;
e infatti la caratteristica principale del Megon è
proprio quella di coprirsi di papaveri rossi, anche se poi si
scopre trattarsi di fiori molto particolari (è un'allusione
al fuoco acceso dal fulmine e subito spento dalla pioggia).
Resta non del tutto chiaro perchè l'uno, l'altro, od
entrambi, dovessero attirare i fulmini, a meno che non si voglia
vedervi l'effetto di vene di minerale, oggi presumibilmente
del tutto esaurite. I reperti citati dal Palmieri
aumentano la credibilità che il Col Megon abbia giocato
un suo ruolo nel lontano passato. In ogni modo, se il Megon
si trovava sulle pendici del monte Pore, nessuna meraviglia
che Ey-de-Net abbia setacciato il Migogn per settimane senza
risucire a trovarlo!
Ben
visibile da: nessun
posto. Occorre arrivarci vicino. Si può vedere,
tuttavia, dalla zona di Caprile o da Pieve di Livinallongo.
Nell'immagine,
presa da grande distanza (Piz Boè!) si nota appena
lo sperone boscoso del Megon che si stacca dalle pendici
del Pore; dietro a d. il paesino di Larzonei;
in fondo i paesi della val Fiorentina.
(Foto tratta da panoramica geologica in http://geopal.uni-hd.de/sediment/zuehlke/virttrip/theater/movie/01.html)
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Escursioni:
il dosso (Col Megon, m 1686) è facilmente accessibile
dalla strada carrozzabile per Larzonei, che lo lambisce.
Da Colle Santa Lucia m 1435 o da Larzonei m 1577, salita
al monte Pore m 2405, dove si trovano i resti della grande
miniera di ferro del Fursill, sfruttata già
in tempi preistorici e più tardi dal vescovo di
Bressanone, che ne traeva il "ferro agnello"
(così detto dal marchio impressogli), noto per
l'eccellente qualità. |
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