La
saga dei Fanes - approfondimenti
Il monte Amariana
Prima
di muovere contro i Fanes con la coalizione raccolta da Spina-de-Mul,
Ey-de-Net sale prima dell'alba sul sacro monte Amariana, per salutarvi
il sorgere del sole. E’ interessante questo richiamo esplicito
ad un atto di culto, l’unico di tutto il corpo principale
della leggenda. L’adorazione del Sole doveva peraltro essere
assai comune nell’età del Bronzo e l’abbiamo
già incontrata indirettamente altre volte. Va tuttavia
osservato che viene detto che Ey-de-Net saluta il Sole,
come se si volesse isolarlo dagli altri. Indubbiamente si vuole
sottolineare con ciò che Ey-de-Net è l’unico
a scalare il monte Amariana.
Il
monte Amariana potrebbe
anche trovarsi vicino alla Pregajanis, da cui Ey-de-Net parte
per la guerra, ma più probabilmente è da cercarsi
sui monti dei Lastoieres,
la base operativa da cui la spedizione punitiva muove contro i
Fanes. La parola “Amariana” dovrebbe ricollegarsi
con la radice ladina merì, meriggio (che, per
inciso, si riferisce ad una precisa posizione del Sole); in Wolff
stesso troviamo citata una Pala di Merjàn, di
assonanza quanto meno sospetta, ma si trova nel gruppo del Padon,
quindi fuori zona. Se però la cerchiamo sulla carta IGM,
la troviamo indicata col nome di Sas di Mezdì;
e questo richiama immediatamente un’altra vetta, il Becco
di Mezzodì, che invece è situata esattamente dove
sarebbe logico che fosse in funzione del racconto: sul confine
del territorio dei Lastoieres, verso la conca di Cortina. Si noti
che nella vicinissima val Costeana è collocato il mito
solare delle "nozze
di Merisana". Merisana viene da Meridiana
attraverso il ladino Merijana: nella grafia di Wolff
delle parole ladine, la lettera ‘j’ va intesa pronunziata
alla tedesca, come una italiana “i lunga”, mentre
la ‘j’ alla francese, che pure il ladino possiede,
compare in Wolff una sola volta, con la grafia “zh”.
Il nome “Merisana” deve dunque essere compitato più
correttamente “Merijana” con ‘j’ francese.
Merisana si sposa col “re dei raggi”; nozze che si
svolgono per l’appunto all’ora di mezzogiorno. Il
monte Amariana (=Merjàn,
Meridiana, Mezzodì) era dunque il Becco di Mezzodì?
Era il monte di Merisana? Esso non si trova esattamente a mezzogiorno
del punto preciso in cui è ambientato il mito di Merisana
(la “collinetta erbosa in faccia alla Croda da Lago”
accanto al Ru de ras Vergines), ma il suo profilo ardito e caratteristico
ben si presterebbe ad una montagna sacra, mentre la sua modesta
elevazione sull’altopiano renderebbe plausibile una scalata
il mattino stesso in cui l’eroe parte per la guerra. Resta
il fatto che la via comune alla vetta include 150 metri di arrampicata
con passaggi fino al secondo grado: era Ey-de-Net in grado di
superarli? Può anche darsi di sì, e si può
ragionare che, se il monte Amariana fosse stato un qualunque prato
da vacche, la leggenda non si sarebbe preoccupata di registrare
e tramandare fino a noi questa memorabile impresa. Tuttavia la
vicina, e più alta, Cima Ambrizzola (gruppo della Croda
da Lago), che si trova quasi esattamente a sud del Ru de ra Vergines,
è scalabile senza uscire dal primo grado; peccato che il
nome non sia quello giusto; o nel corso del tempo potrebbe essere
“migrato” da una vetta all’altra? Parrebbe più
logico collocare un luogo legato al culto delle acque su un lago
piuttosto che su un ruscello. Si osservi d’altronde che
il nome stesso della Croda, “da Lago”, collega il
monte alle acque. Il lago Fedara, pur pittoresco, non è
certo un fenomeno idrologico di particolare rilevanza, e non si
trova affatto a nord della Croda, quindi è poco proponibile
che la montagna abbia preso il nome da quello. Invece è
molto probabile che la zona oggi impaludata da cui defluisce il
Ru de ra Vergines (e parte delle cui acque è captata da
un piccolo acquedotto) costituisse un tempo un vero e proprio
lago. Vista da qui, la Croda da Lago si staglia imponente e solitaria
quasi esattamente a mezzogiorno; uno scavo archeologico potrebbe
essere fonte di interessanti sorprese.
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