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Laboratorio - Le anguane e la loro capacità di conoscere il tempo giusto per i lavori agricoli

Una delle capacità più notevoli che le leggende ladine attribuiscono alle anguane è quella di saper indicare quale sia il momento giusto per intraprendere i lavori agricoli. Finora avevo sempre considerato questa caratteristica una nozione indipendente dalle altre e non facilmente spiegabile. Mi è venuta in mente però una spiegazione molto semplice e naturale, che la riconduce in modo diretto e logico alle altre cose che sappiamo di loro.


Troviamo p.es. in De Rossi (ne Il maso “Vivan” a Mazzin”; cfr. anche “Un ricco raccolto”) una vivana (=anguana) che “sapeva anche dire con sicurezza quale era il tempo migliore per seminare, mietere, raccogliere e per tutte le altre attività di casa”. Anche le Saligen tirolesi avevano la stessa prerogativa. In genere si tende ad associare questa capacità al fatto di rappresentare una sorta di “spirito della fertilità”.

Abbiamo invece già esaminato due passi di Wolff (la Croda Rossa e Le nozze di Merisana) da cui possiamo evincere che le anguane, nell’età del Bronzo, costituissero una sorta di sacerdotesse del culto del Sole e delle acque. Nella Croda Rossa troviamo un’anguana che saluta ogni mattina il sorgere del Sole; nelle nozze di Merisana abbiamo invece l’associazione tra il Sole, un laghetto sacro, le ninfe che lo abitano ed un particolare evento (le “nozze”) che si verifica a mezzogiorno. A tale proposito, abbiamo osservato che questo lago è posto esattamente a mezzogiorno della montagna sacra scalata da Ey-de-Net prima di partire per la battaglia, concludendo che le “nozze” potessero consistere nell’osservazione del passaggio del Sole (riflesso nelle acque del lago) sulla verticale della montagna sacra.

Ciò premesso, ci si può rendere facilmente conto che, per un contadino dell’età del Bronzo, l’esitazione sulla scelta del momento esatto in cui svolgere i lavori agricoli non doveva essere determinata tanto dalla mancanza di nozioni “agro-storiche” sulla stagione più appropriata, quanto dall’assenza di un preciso riferimento calendariale. Oggi si semina, per dire, “il giorno di san Giovanni”, ma, in assenza di un calendario, come posso sapere quando cade “san Giovanni”? Posso solo andare ad occhio.

Il modo più semplice di creare un calendario solare ragionevolmente preciso è l’osservazione del punto dell’orizzonte in cui sorge il Sole al mattino. Questo punto alle nostre latitudini si sposta lungo un arco di circa settanta gradi, toccando i 55° azimutali al solstizio d’estate (nord-est 10° est) ed i 125° (sud-est 10° est) al solstizio d’inverno, dopodichè il ciclo si inverte e il punto di levata del Sole “torna indietro”. Lo spostamento medio (è massimo agli equinozi, minimo ai solstizi) è quindi di circa 0.4° al giorno, ossia poco meno di un intero diametro solare (0.5°). Pertanto, un attento e costante osservatore del sorgere del Sole contro un orizzonte dentellato da lontane montagne può facilmente rispondere alla non banale domanda “che giorno è oggi?” in funzione della posizione via via assunta dalla levata dell’astro.

Le anguane dunque, semplicemente osservando lo spostamento giornaliero del punto di levata del Sole, potrebbero aver creato, col tempo, un rudimentale calendario agricolo, correlando la stagione storicamente più propizia per le varie attività con la posizione del punto di levata del Sole in quel periodo. Pertanto esse avrebbero potuto facilmente determinare, per esempio, che il giorno più adatto alla semina era quello in cui il Sole (visto dal loro santuario), sorgeva “dietro il terzo picco del monte Taldeitali”, e in quella data trasmettere ai contadini l’informazione che era giunta l’ora di seminare.

E’ possibile che questa semplice (ma vitale!) funzione calendariale abbia contribuito più di ogni altra a convogliare sulle anguane un’aura di potestà sui cicli della natura ed anche, per estensione, di patronato sulla fertilità agricola e, con un’ulteriore facile ampliamento, sulla fertilità tout court. Anche la capacità di predire il futuro, spesso loro attribuita, potrebbe aver tratto spunto dalla stessa “magica” conoscenza.