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La saga dei Fanes - Gli studi sulla leggenda

Prospettive

E’ chiaro che tutte le tesi che ho formulato devono essere considerate assolutamente provvisorie, poiché potrebbero essere confutate dall’emergere di nuovi dati o di nuovi ragionamenti: e naturalmente non posso che auspicare che questo accada, portando ulteriori elementi di chiarezza.

Non si può accantonare completamente la possibilità che qualche vecchio di qualche remota ila in val Badia o in val di Marebbe ricordi ancora qualche particolare della saga dei Fanes che il nonno soleva raccontare e che differisca dal testo di Wolff o lo completi; tuttavia sembra estremamente improbabile che questo possa accadere, sia perchè la comunità tradente era già pressocchè estinta ai tempi di Wolff medesimo, sia perchè l'esistenza di un testo scritto, quindi ufficiale, ha certamente avuto nel corso del tempo l'effetto collaterale di azzittire le eventuali voci discordanti.

Così pure sembra impossibile, dopo la minuziosa ricerca di Ulrike Kindl negli scritti e nei manoscritti di Wolff, che possano esistervi riferimenti che non furono riportati nei testi pubblicati e che potrebbero aprirci nuovi spiragli o nuove chiavi di lettura.

E' dunque poco verosimiile che ci giungano nuove informazioni dirette sulla leggenda. Non è affatto escluso, invece, che possano emergere dei fatti nuovi da ulteriori ricerche etnografiche, anche sui popoli vicini, o meglio ancora da scavi archeologici finalmente condotti nelle località suggerite dalla tradizione.

Spero che questo lavoro possa costituire un utile riferimento per chi in futuro volesse occuparsi scientificamente dell’argomento, con competenza di certo maggiore della mia. In particolare, vorrei segnalare un certo numero di attività che mi parrebbero importanti:

- reperimento ed indagine archeologica di una larga cengia sospesa sulle pendici delle Cunturines, magari legata allo sbocco di una grotta, che potrebbe corrispondere alla rocca dei Fanes;
- analoga cosa per un cavernone, ampio e dall’ingresso ben difendibile, situato in alto sopra la val Popena, che potrebbe corrispondere al “castello” dei Landrines;
- ricerche di eventuali Brandopferplatz tanto alla Dlija dla Santa Crusc quanto forse a Plan de Corones;
- scavo dell’acquitrino alla sorgente del Ru de ras Vergines;
- lavori di paleoclimatologia su sedimenti lacustri o stalagmitici specifici dell’altopiano di Fanes/Sennes;
- ricerche di paleometallurgia per determinare la provenienza delle materie prime con cui furono fusi gli oggetti dell’età del Bronzo finale ritrovati nelle Dolomiti.

Vorrei concludere un po’ scherzosamente, ma non troppo, con una “massima” che sintetizza un po’ il senso di questo contributo:

“Una leggenda è come la deposizione di un pentito: in sé non prova proprio nulla, ma vale certamente la pena di cercare se non ne sussistano dei riscontri obbiettivi.”