La
saga dei Fanes - Gli studi sulla leggenda
Confronto fra il testo originale di Wolff e le sue traduzioni
in italiano
Introduzione
Leggendo
l’affascinante tesi di laurea di Veronica
Irsara, vi ho trovato con un certo stupore l’annotazione
che vi è almeno un passo delle leggende ladine di Wolff,
e proprio nel “Regno dei Fanes”, in cui la traduzione
italiana di Clara Ciraolo pubblicata da Cappelli
non coincide affatto col testo originale tedesco.
Finora mi ero accontentato di leggere Wolff
nella versione tradizionale in italiano, fidando nella sua fedeltà
al testo per non dovremi sobbarcare la rilettura dello scrittore
altoatesino in una lingua che padroneggio piuttosto poco e riesco
ad interpretare solo con pazienza e vocabolario alla mano.
A questo punto, tuttavia, per una semplice questione di onestà
intellettuale non ho potuto fare a meno di procurarmi l’ultima
edizione tedesca di Wolff,
le “Dolomitensagen” edite
da Athesia, Bolzano 2003 (ristampate dalla sedicesima edizione,
Tyrolia, Innsbruck 1989).
Successivamente
mi è anche sorto il dubbio che, nel tempo, potessero
essere intervenute delle modifiche anche al testo italiano,
ed ho acquistato quindi le ultime edizioni dei Monti Pallidi
e de L'anima delle Dolomiti. Su quest'ultimo punto
ho potuto così rassicurarmi subito: il testo italiano
non ha subito la più piccola modifica dalle prime edizioni
anteguerra fino all'ultima (la quindicesima, del 1987; seguono
poi varie ristampe). A seguito della morte di Wolff,
è stata soltanto aggiunta una breve biografia dell'Autore,
a cura di Rosetta Infelise Fronza, oltre ad uno schizzo cartografico
delle Dolomiti.
Per le traduzioni in italiano, mi sto pertanto riferendo a:
a) I monti pallidi, Cappelli 1987, trad. di Clara
Ciraolo (1932);
b) L’anima delle Dolomiti, Cappelli 1987, trad.
di Clara Ciraolo tranne le ultime tre leggende,
tradotte da Gladys P. Marchesi e Luigi de Lisa;
c) Rododendri bianchi delle Dolomiti, Cappelli 1989,
trad. di Rosetta Infelise Fronza ed Ersilia Baroldi
Calderara.
Ho
quindi intrapreso il lento cammino della verifica, traduzione
e comparazione dei testi italiano e tedesco. Conto di pubblicarne
su questo sito i risultati, via via che si renderanno disponibili.
Ecco qui, come inizio, un primo raffronto tra gli indici:
1.
Il testo tedesco inizia con le prefazioni di Wolff
alla prima (1913), ottava (1944), nona (1956), e undicesima
- dodicesima (1966) edizione delle Dolomitensagen (del
tutto assenti nei volumi in italiano, che presentano invece
alcune note introduttive e finali di Autori nostrani);
2. Seguono quarantasette leggende, più le “spigolature”,
che in linea generale corrispondono a quelle presenti nelle
edizioni italiane; sulla corrispondenza puntuale dei testi non
sono però pronto a scommettere, perché curiosando
qua e là ho effettivamente individuato alcuni punti di
discordanza. Tra i maggiori, mi sembra che il racconto di re
Laurino sia stato elaborato in modo piuttosto diverso. Inoltre,
molto stranamente, manca del tutto dall’edizione tedesca
la leggenda pubblicata ne “L’anima delle Dolomiti”
col titolo “Le rose del ricordo”, legata ad un’altura
della val di Fassa denominata “Roseàl”.
Non sono in grado, almeno per ora, di ipotizzare perché
Wolff (o i suoi
curatori) l’abbiano voluta eliminare. Se qualcuno potesse
spiegarmelo, mi farà cosa gradita;
3. Viene poi il “Regno dei Fanes”, preceduto da
ben due prefazioni dell’Autore e, molto correttamente,
dal mito della “Croda Rossa”. In chiusura
vi è una breve postfazione, sempre dell’Autore,
che forse in parte comprende alcune note comparse anche nell’edizione
italiana. Sparse qua e là per il testo, si trovano varie
strofe dal “Fanneslied” di Staudacher,
di cui ne ”L’Anima delle Dolomiti”
manca ovviamente qualsiasi traccia;
4. Dopo il “Regno dei Fanes”, e quindi dopo aver
esaurito tutto il testo comparso in italiano, l’edizione
Tyrolia-Athesia presenta ancora quasi trecento (!) pagine di
racconti che nella lingua di Dante mi risultano assolutamente
inediti (se sbaglio, chi mi correggesse mi farà nuovamente
cosa gradita). Essi riguardano argomenti vari, in parte estranei
alle Dolomiti (la chiusa della val d’Adige a nord di Verona
ed il mito di Teodorico, storie del lago di Garda, racconti
medievali di ambientazione tedesca, una lunga storia ambientata
nell’antica Sillivena(!) ecc. Con pazienza conto di leggerli
e di raccontare criticamente di cosa si tratti;
5. Concludono l’opera alcuni importanti complementi, una
biografia di Wolff,
la sua bibliografia fondamentale ed alcuni necrologi e recensioni.
Mi
sembra opportuno segnalare infine che, nel volume “Il
Regno dei Fanes”, pubblicato da Cappelli nel 1951,
che corrisponde pressappoco integralmente a “L’anima
delle Dolomiti” ma che è privo della “Croda
Rossa”, è invece presente una leggenda, “Il
messo del Duca”, sottotitolata “Un episodio
della guerra civile atesina del XV secolo”, che manca
totalmente, sia nelle successive edizioni italiane, sia nell’edizione
tedesca del 1989. Politicamente scorretta?
Questi
sono i miei lavori di traduzione e comparazione finora apparsi
nel sito: